Forse il post potrebbe finire qui, col titolo che racchiudere un atteggiamento, uno stile di comunicazione passivo, di chi rifugge il conflitto, si ritira, evita, non si espone, lascia che le cose accadano perché magari si sistemano da sole.
Capita anche di sentire questa ultima frase e allora le domande che smuovono sono: come potrebbe andare peggio di così? Cosa puoi fare tu perché accada il peggio?
Può portare a una consapevolezza, o quantomeno a una scelta di azione diversa del fingere il nulla.
Anche in azienda succede e non è una colpa avere uno stile passivo, come non lo è reagire in un conflitto: è una difesa, un modo appreso e la buona notizia è che se è appreso, se ne possono apprendere altri. Sono modi di fare.
Nel #conflitto le conseguenze sono negative per le persone e per l’organizzazione con due effetti: domino a cascata e di propagazione come un sasso nell’acqua.
E la storiella che le emozioni ne restano fuori, non è potabile. Ci portiamo i conflitti del lavoro anche a casa.
Qual è l’apprendimento che hai fatto per stare nel conflitto e che può aiutare chi legge a fare qualcosa di diverso per sé coi colleghi nel proprio luogo di lavoro?
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